“Mollo tutto e
vado a vivere altrove” è una tendenza che dopo i grandi flussi migratori dell’800, negli ultimi 10-15 anni è tornata con una
certa irruenza e con forti differenze rispetto al passato. Ma cosa è cambiato negli
ultimi due secoli e verso quali paesi tendiamo a spostarci, vivere o solo
sognare di farlo?
Secondo l’ Anagrafe della
popolazione Italiana Residente all'Estero (AIRE) sono 4 milioni e 387mila nell’ultimo anno, i
cittadini italiani residenti all’estero. Il primato europeo va alla Svizzera
con più di 500mila italiani, segue Francia con 366mila, Belgio 252, e UK con
200mila. La Germania, con il 14,9% del flusso migratorio italiano è invece in
testa alla classifica come paese scelto dai giovani italiani per migrare all’estero.
Enrico Pugliese,
ricercatore CNR-IRPPS, evidenzia una
tendenza a spostamenti verso mete dell’America Latina che sembravano
sostanzialmente superate come Brasile e Argentina, che insieme agli Stati Uniti
e il Canada rappresentano gli stati extraeuropei con maggior concentrazione di
Italiani.
Rispetto alle grandi
ondate di spostamento dell ‘800 a
viaggiare sono ora giovani diplomati o
laureati, figure professionali con competenze specifiche. Inoltre molto forte è
la componente femminile, le donne che emigrano da sole costituirebbero il 52,5%
(dati Altreitalie).
I motivi dell’emigrare
all’estero non sono più legati alla
sopravvivenza del “portare a casa il
pezzo di pane” come accadeva il secolo scorso, ma c’è una tendenza alla
realizzazione professionale, alla ricerca di un sistema di mobilità sociale
opposto all’idea di staticità politica e professionale del belpaese. Esiste inoltre un’importante porzione di
migranti composta da giovanissimi, che
spinti da delusioni lavorative, aspettative mancate, o semplicemente dalla voglia
di scoprire luoghi lontani da casa, si
trasferiscono all’estero per un’esperienza di studio o di lavoro, sempre più
spesso rimanendoci a vivere.
Il clima politico ed
economico dello stivale ha sviluppato un senso di esterofilia nella
popolazione, cioè l’idea che altrove sia meglio, che trasferirsi sia un modo
per cercare o ritrovare sé stessi
attraverso una vita nuova. La
velocità e il facile reperimento delle informazioni attraverso i nuovi media e
le reti sociali unito allo sviluppo dei trasporti sempre più capillari e a
prezzi accessibili hanno sicuramente incentivato le persone a muoversi e a
rendere reale l’utopia di iniziare una nuova vita.
Secondo l’Istat, il
flusso degli italiani all’estero negli ultimi dieci anni è più che raddoppiato:
106mila gli espatri nel 2012 (di cui 68mila italiani e 38mila stranieri residenti
in Italia), in crescita del 29 per cento sull’anno precedente e del 115 per
cento rispetto al 2002. Sebbene tutti i
dati oggi in possesso evidenziano un progressivo incremento dei flussi verso i paesi stranieri suggerendo un vero e
proprio boom migratorio per il 2014, sarebbe interessante indagare su quanti di
questi migranti hanno avuto successo a distanza di anni, ovvero quanti hanno trovato ciò che cercavano? E quanti si
sono realizzati professionalmente?
ES
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