mercoledì 21 maggio 2014

Attualità \ Il nomade digitale: vivere e lavorare comodamente in giro per il mondo

Di solito si dice acquistare, navigare, pagare le bollette, etc. comodamente a casa tua. Invece oggi vorrei illustrare una tendenza opposta, legata ai nuovi modi di interpretare la propria professione e la propria vita, non “comodamente  a casa propria” o almeno non solo, ma muovendosi per il mondo grazie alle potenzialità e gli strumenti del  web 2.0.
Esiste una buona fetta di lavoratori più o meno esperti che ha buttato nel passato il cartellino da timbrare e le forzate canoniche ferie d’agosto, rinunciando alla sicurezza del versamento fine mese per rincorrere il proprio sogno di libertà e indipendenza. Si tratta di professionisti giramondo,   che  operano attorno a una rete di contatti per condividere, comunicare e farsi conoscere. La community si identifica in un vero e proprio manifesto secondo cui i principi fondamentali sono libertà, autonomia, scoperta, condivisione, mobilità e democrazia digitale. Una  sorta di “hippy” moderno in equilibrio tra lo stile di vita libertino e la passione per la propria attività. Imprenditori  del proprio tempo, delle proprie passioni, della propria vita.
Storie di vissuto diverse tra loro ma con un denominatore comune: il desiderio di migliorare il proprio stile di vita. Le loro storie partono da una vita insoddisfatta,  duro lavoro malpagato e la voglia di scappare allo scoperta del mondo, finendo poi  per far realizzare quella voglia con una svolta decisiva e coraggiosa, quella di lasciare il posto sicuro per lanciarsi all’avventura nel mondo e nel web.
Un fenomeno passeggero o una nuova categoria sociale? Alberto Mattei, fondatore del sito omonimo dedicato al fenomeno  spiega  - “i  lavori che  si possono fare sul web in maniera indipendente e senza aver bisogno di una sede fisica, sono tantissimi e molto diversi tra di loro. Si tratta di capire come ognuno di noi può sfruttare le opportunità offerte dal web per crearsi un'alternativa professionale propria, che non richieda di essere svolta essendo fisicamente presenti sempre nello stesso luogo, ma grazie alle nuove tecnologie e alla rete, può essere svolta ovunque nel mondo ci sia una connessione internet.”
 Ma l’idea dell’imprenditore che gestisce i propri affari in uno scenario caraibico seduto  in una sdraio sotto una palma non è proprio alla portata di tutti. Non basta infatti un PC e una connessione internet per essere un nomade digitale. Il passo fondamentale è chiedersi quali sono le proprie competenze e le proprie passioni per poter offrire un servizio efficiente e appetibile per altri attraverso il web.

Articolo apparso su 

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venerdì 16 maggio 2014

La precarietà come valore



<Non hai paura di sentirti sola?>  le chiesero. <Si, ma ho più paura di sentirmi incastrata in una vita che non è la mia> rispose chiudendo la porta.


 Forse quell'incertezza che tutti chiamano precarietà può trasformarsi in un valore... non certo condiviso ma personale. Ebbene si, per me un valore lo è. Perchè quando non hai QUASI nulla da perdere, quando non c'è famiglia, lavoro, prospettive future o progetti importanti quello che conta è cambiare sperando in una vita migliore. Ovunque essa sia. Un biglietto prenotato per un luogo lontano è a volte è una boccata d'aria, un raggio di luce lontano e una speranza. Oggi respiro e dormo sogni sereni perchè so che ci sarà un cambio di direzione a breve distanza, a cui sicuramente ne seguirà un altro e un altro ancora. Non è scappare, ma rincorrere qualcosa di migliore.
Non ho paura dell'incertezza del futuro, ma al contrario ho paura di un posto fisso che rischia di tenermi prigioniera in una vita che non voglio. - Scrivevo nel 2011-

 Il posso fisso è una realtà del passato, tutti lo vogliono perché le mentalità sono rimaste all'epoca del boom economico dei grandi marchi, dove un impiego in una grande azienda significava benessere economico. Oggi non è più così. Le grandi aziende non hanno più le spalle forti da garantire una solidità economica al lavoratore. Oggi un'azienda preferisce assumere un free lance o un lavoratore temporaneo piuttosto che un indeterminato, pagandolo per il lavoro di cui ha bisogno. In questo sistema vince chi si adatta. Vince chi è disposto a muoversi, cambiare, evolversi.  L'hanno capito bene gli USA che stanno uscendo dalla crisi grazie a un sistema lavorativo più fluido e flessibile. All'estero in generale, la libera professione viene considerata più un valore aggiunto, mentre in Italia è l'alternativa all'essenza di lavoro. Ma in Italia, per arrivare ad un sistema del genere la strada è ancora lunga: le lotte di classe, il potere dei sindacati, l'eccessiva pressione fiscale, una mentalità stagnante, e giochi di potere da parte delle aziende che spesso si approfittano delle riforme a scapito dei lavoratori.

Lasciare il tanto ambito contratto a tempo indeterminato, andando contro tutti e contro tutto. Sciogliersi dalle briglia di una vita imposta e decisa da altri. Oggi, guardandomi indietro penso che quella è stata la miglior decisione della mia vita. Perchè se sai dove cercare, se hai il coraggio di muoverti e aprire le porte delle tue prigioni, e se hai la forza di rompere gli schemi il mondo l'ha fuori ti offre delle opportunità impensabili. E ti renderai conto come ogni tassello della vita pian piano si compone da solo. 


domenica 4 maggio 2014

La mia vita tra Inghilterra e Spagna

Ricordo era una domenica pomeriggio afosa a lavoro nel centro commerciale dove passavo interi week end per guadagnare denaro a sufficienza per permettermi di viaggiare ogni tanto. Sul computer del lavoro aperta la pagina di ryan air. Un'idea che dopo la laurea vi vagava per la testa. Un viaggio di sola andata per Londra. Diversi obbiettivi: imparare una lingua, fare un esperienza lontano da casa, conoscere gente di altri paesi, imparare l'arte dell'arrangiarsi. Stanca della vita a casa, dell'Italia e di una promozione che non arrivava mai.
Prenotai quel biglietto. 9,9 per ricominciare una vita nuova. Il primo salto nel buio con 20 kg di bagaglio carico di vestiti, aspettative, sogni e l'immancabile piastra per capelli che mai mancava nella valigia.

Fu l'inizio di un'avventura che non sarebbe finita a Londra. Perchè dopo 10 mesi abbandonai la capita inglese per iniziare una nuova esperienza a Siviglia grazie ad una borsa lavoro. Ma anche questa non fu per me la fine dei mei viaggi solo andata. Alla fine dei 4 mesi nella splendida città andalusa decisi che non poteva finire lì e cercai altre opportunità per viaggiare. L'estate successiva mi chiamò un'agenzia di animazione per cui avevo fatto un casting.. e partì alla volta di un'altra meta spagnola: la splendida isla blanca, Ibiza. Questa meta la conoscevo molto bene, per via delle varie toccate e fuga nelle estati precedenti, inoltre avevo amici che ci lavoravano per le stagioni. Chi non la conosce bene ha l'dea di Ibiza come isola discotecara e da sballo, ma chi ha avuto la fortuna di esplorarla sa di un'ibiza naturalistica, con splendidi paesaggi incontaminati, ottime delizie gastronimiche, e la cultura hippy radicata nel territorio.
Alla fine della stagione lasciai l'isola con le lacrime e un buon pezzo di cuore nei luoghi che mi avevano ospitato per tutta la stagione.

Al rientro in Italia provai a costruirmi quello che la sociatà convenzionale chiama "qualcosa di concreto", trovai un lavoro stabile e andai ad abitare per conto mio, ritrovando gli amici e i luoghi di una volta. All'inizio fu difficile riadattarmi alle situzioni del passato venendo da una stagione turistica fatta di mare cristallino, escursioni per l'isola, divertimento, condivisione con sconosciuti di altri paesi che diventano la tua famiglia, un luogo quasi "ovattato" dai problemi della vita quotidiana. Ho lavorato sei mesi in Italia, in un ufficio, 9 ore al giorno. Posto sicuro e stipendio sicuro, poco tempo libero. Passare dai paesaggi ibizenchi a quelli di una Bologna grigia non è stato semplice, mi sentivo sempre più in una vita che non mi apparteneva, fuori da quel mondo che mi ha fatto vivere momenti unici, non solo a Ibiza ma anche nei viaggi precedenti. Non mi riconoscevo più in nulla di ciò che mi circondava. Come tanti altri che tornano da una pernenza dall'estero mi sentivo un'estranea a casa mia.
Così presi la decisione. Un'altro biglietto di sola andata, ancora una volta per il paese che mi ha ospitato l'anno precedente, ma questa volta per la Barcellona. 

A questo punto non posso più parlare al passato. Sono qui ora. Aspettando di partire. Riepiendo ancora una volta la mia valigia di sogni ed aspettative. Un altro salto nel buio, sfidando i preconcetti della crisi e dell'instabilità economica. Ho un'idea di percorso, ho una direzione verso la quale mi voglio muovere, ma sono pronta ad accogliere quello che Barcellona ha in servo per me, affrontando con coraggio, curiosità e voglia di fare questa sfida, così come ho fatto nelle altre avvenuture vicino e lontano da casa.